+39 370 1500113

ARTROSI DI CAVIGLIA

La caviglia è l’articolazione composta dal mortaio tibio-peroneale e dall’astragalo. Si tratta di un’articolazione molto congruente, che ha libertà di movimento principalmente in flesso-estensione, mentre i movimenti di rotazione e di inclinazione laterale sono estremamente limitati. Per questo motivo la cartilagine articolare in condizioni normali non è sottoposta a forze di taglio, se non in maniera limitata, e quindi l’insorgenza di artrosi idiopatica nella caviglia è molto rara. Molto più frequenti sono invece le forme artrosiche secondarie, in particolare a seguito di fratture, lassità articolari o di osteocondriti.
Infatti le fratture articolari, anche le fratture più semplici come le fratture dei malleoli, anche se correttamente trattate, danno origine ad un danno cartilagineo che poi tende a propagarsi nel corso del tempo fino ad un’artrosi diffusa. Si stima infatti che le fratture malleolari diano luogo ad artrosi di caviglia nel 36% dei casi dopo 18 anni.
L’artrosi di caviglia può essere trattata in diversi modi a seconda della gravità e della presenza di deformità.
Nei casi più lievi sono possibili trattamenti fisioterapici, oppure infiltrazioni con vari prodotti come l’acido ialuronico.
Nei casi di deformità articolare con danno cartilagineo ancora limitato sono possibili interventi di ricostruzione articolare, che hanno lo scopo di prolungare la vita dell’articolazione e di prepararla a successivi interventi.
Il trattamento artroscopico dell’artrosi è generalmente sconsigliato in quanto spesso dà origine ad un’accelerazione dei processi artrosici.
In casi conclamati bisogna decidere se eseguire interventi di sacrificio dell’articolazione (artrodesi) oppure di sostituzione articolare (protesi). Occorre discutere attentamente con il paziente i pro e i contro dei due interventi per decidere insieme la soluzione più adatta. L’artrodesi infatti consiste nel bloccare la caviglia in posizione corretta, per ottenere un appoggio solido e non dolente, con un unico intervento che non avrà bisogno di ulteriori correzioni per il resto della vita. La protesi invece consente di recuperare l’articolarità, ma tuttavia ha una durata limitata nel tempo. È particolarmente indicata nel paziente che non ha richieste funzionali troppo elevate, quello che presenta limitazione funzionale delle articolazioni adiacenti, e in chi non ha precedenti infettivi o condizioni cutanee scadenti.

Dr. Francesco di Caprio